ORO VERDE, Martedì 30 Aprile e Mercoledì 1 Maggio
Oro verde – C’era una volta in Colombia è un dolente canto poetico sulla profanazione di un mondo perduto, nascosto, ma che al contempo accetta di farsi profanare perché sedotto dal miraggio della ricchezza. Film d’apertura della Quinzaine des réalisateurs all’ultimo festival di Cannes, dove ha vinto il premio della critica, giunge in sala il quarto lungometraggio del regista colombiano Ciro Guerra, questa volta in coppia con la sua produttrice Cristina Gallego che debutta così alla regia. Un film che va alle origini del narcotraffico colombiano.
Se non è un capolavoro è comunque un film importante, un’opera fortemente originale che, se lasciata sedimentare, dispiega ulteriormente la sua forza, quasi da cinema d’altri tempi. Il titolo precedente di Ciro Guerra, L’abbraccio del serpente – vincitore come miglior film della Quinzaine des réalisateurs a Cannes nel 2015 e primo lungometraggio colombiano a essere candidato agli Oscar – vedeva protagonista un vero sciamano della giungla amazzonica profanata, ieri come oggi, dall’avidità dei bianchi e fotografata in un mirabile bianco e nero. Qui siamo invece in un film girato a colori dove il protagonista non c’è o, per meglio dire, al centro c’è un’intera collettività composta da attori professionisti e non professionisti. In Oro verde è il legame familiare che salda l’unione tra gli individui e le famiglie si saldano a loro volta con la comunità.