Zain è un ragazzino dodicenne appartenente a una famiglia molto numerosa. Facciamo la sua conoscenza in un tribunale di Beirut dove viene condotto in stato di detenzione per un grave reato commesso. Ma ora è lui ad aver chiamato in giudizio i genitori. L’accusa? Averlo messo al mondo. Nadine Labaki, al suo terzo lungometraggio, conferma la sua profonda empatia con coloro che si trovano a vivere situazioni di disagio sociale. Questa volta però abbandona totalmente qualsiasi riferimento o anche solo accenno alla commedia per immergerci in una dimensione di dramma che ha al centro un minore e una società che, non sempre per colpa ma comunque oggettivamente, non ha alcuna cura nei confronti di chi invece ne avrebbe maggiormente bisogno.
https://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2019/04/cafarnao.jpg600420Silviahttps://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2017/11/DON-ZUCCHINI-def-nero_rect-300x116.pngSilvia2019-05-04 13:43:572023-01-11 00:16:53CAFARNAO, da Sabato 4 a Lunedì 6 Maggio
Oro verde – C’era una volta in Colombia è un dolente canto poetico sulla profanazione di un mondo perduto, nascosto, ma che al contempo accetta di farsi profanare perché sedotto dal miraggio della ricchezza. Film d’apertura della Quinzaine des réalisateurs all’ultimo festival di Cannes, dove ha vinto il premio della critica, giunge in sala il quarto lungometraggio del regista colombiano Ciro Guerra, questa volta in coppia con la sua produttrice Cristina Gallego che debutta così alla regia. Un film che va alle origini del narcotraffico colombiano.
Se non è un capolavoro è comunque un film importante, un’opera fortemente originale che, se lasciata sedimentare, dispiega ulteriormente la sua forza, quasi da cinema d’altri tempi. Il titolo precedente di Ciro Guerra, L’abbraccio del serpente – vincitore come miglior film della Quinzaine des réalisateurs a Cannes nel 2015 e primo lungometraggio colombiano a essere candidato agli Oscar – vedeva protagonista un vero sciamano della giungla amazzonica profanata, ieri come oggi, dall’avidità dei bianchi e fotografata in un mirabile bianco e nero. Qui siamo invece in un film girato a colori dove il protagonista non c’è o, per meglio dire, al centro c’è un’intera collettività composta da attori professionisti e non professionisti. In Oro verde è il legame familiare che salda l’unione tra gli individui e le famiglie si saldano a loro volta con la comunità.
https://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2019/04/oroverde.jpg14621024Silviahttps://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2017/11/DON-ZUCCHINI-def-nero_rect-300x116.pngSilvia2019-04-30 13:13:142023-01-11 00:16:43ORO VERDE, Martedì 30 Aprile e Mercoledì 1 Maggio
La candidata all’Oscar Felicity Jones è Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne che nel 1956 viene accettata al corso di legge dell’Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, viene rifiutata da tutti gli studi legali solo perchè donna. Sostenuta dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon (il premio Oscar Kathy Bates), accetta un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, Ruth vince il il processo che determina un precedente nella storia legale statunitense. Un tributo a una delle figure più influenti del nostro tempo, seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Costituzionale; un tributo a tutte le donne, un invito a non farsi sopraffare da una cultura maschilista.
https://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2019/03/giustacausa.jpg600420Silviahttps://www.cinemadonzucchini.it/wp-content/uploads/2017/11/DON-ZUCCHINI-def-nero_rect-300x116.pngSilvia2019-04-27 15:29:082023-01-11 00:53:28UNA GIUSTA CAUSA
CAFARNAO, da Sabato 4 a Lunedì 6 Maggio
Zain è un ragazzino dodicenne appartenente a una famiglia molto numerosa. Facciamo la sua conoscenza in un tribunale di Beirut dove viene condotto in stato di detenzione per un grave reato commesso. Ma ora è lui ad aver chiamato in giudizio i genitori. L’accusa? Averlo messo al mondo. Nadine Labaki, al suo terzo lungometraggio, conferma la sua profonda empatia con coloro che si trovano a vivere situazioni di disagio sociale. Questa volta però abbandona totalmente qualsiasi riferimento o anche solo accenno alla commedia per immergerci in una dimensione di dramma che ha al centro un minore e una società che, non sempre per colpa ma comunque oggettivamente, non ha alcuna cura nei confronti di chi invece ne avrebbe maggiormente bisogno.
ORO VERDE, Martedì 30 Aprile e Mercoledì 1 Maggio
Oro verde – C’era una volta in Colombia è un dolente canto poetico sulla profanazione di un mondo perduto, nascosto, ma che al contempo accetta di farsi profanare perché sedotto dal miraggio della ricchezza. Film d’apertura della Quinzaine des réalisateurs all’ultimo festival di Cannes, dove ha vinto il premio della critica, giunge in sala il quarto lungometraggio del regista colombiano Ciro Guerra, questa volta in coppia con la sua produttrice Cristina Gallego che debutta così alla regia. Un film che va alle origini del narcotraffico colombiano.
Se non è un capolavoro è comunque un film importante, un’opera fortemente originale che, se lasciata sedimentare, dispiega ulteriormente la sua forza, quasi da cinema d’altri tempi. Il titolo precedente di Ciro Guerra, L’abbraccio del serpente – vincitore come miglior film della Quinzaine des réalisateurs a Cannes nel 2015 e primo lungometraggio colombiano a essere candidato agli Oscar – vedeva protagonista un vero sciamano della giungla amazzonica profanata, ieri come oggi, dall’avidità dei bianchi e fotografata in un mirabile bianco e nero. Qui siamo invece in un film girato a colori dove il protagonista non c’è o, per meglio dire, al centro c’è un’intera collettività composta da attori professionisti e non professionisti. In Oro verde è il legame familiare che salda l’unione tra gli individui e le famiglie si saldano a loro volta con la comunità.
UNA GIUSTA CAUSA
La candidata all’Oscar Felicity Jones è Ruth Bader Ginsburg, una delle nove donne che nel 1956 viene accettata al corso di legge dell’Università di Harvard e che, nonostante il suo talento, viene rifiutata da tutti gli studi legali solo perchè donna. Sostenuta dall’avvocato progressista Dorothy Kenyon (il premio Oscar Kathy Bates), accetta un controverso caso di discriminazione di genere. Contro il parere di tutti, Ruth vince il il processo che determina un precedente nella storia legale statunitense. Un tributo a una delle figure più influenti del nostro tempo, seconda donna a essere nominata Giudice alla Corte Costituzionale; un tributo a tutte le donne, un invito a non farsi sopraffare da una cultura maschilista.